IL COSTUME DI SPIDERMAN E L’IMPORTANZA DELLA GAVETTA
BlogArticolo scritto da Elisabetta Bracci - 17.09.2018

Gavetta e Facility.
LA GAVETTA
Ammettiamolo: la gavetta non piace fino in fondo a nessuno. Alzi la mano chi è smanioso di fare fotocopie o di lavorare fino a tarda notte per scrivere una relazione per la terza volta!
E’ venerdì sera e mi ritrovo seduta al cinema a vedere Spiederman Homecoming: film Marvel e pop corn, connubio perfetto. Ad un certo punto vedo una scena che mi colpisce molto: il giovanissimo Peter Parker non si accontenta di essere uno “Spiderman di quartiere”, piccoli furti e violenze domestiche non lo interessano. Peter è un adolescente con zero esperienza, ma pretende di essere trattato da adulto, al pari degli altri eroi. E’ così accecato dal voler essere importante, che non comprende il peso di quel costume: ne intravede solo lo status. Quindi combina un pasticcio mettendo a rischio la vita di molte persone per catturare quel super-cattivo che, essendo rispetto a lui super-esperto, riesce a scappare. Gli requisiscono il costume (come biasimarli?!?!) e lui supplica per riaverlo, poiché senza quel costume si sente una nullità.
Peter confonde lo status con la sostanza. Crede fermamente che il suo valore sia legato al costume, non a se stesso. Eppure era lui che, con quel costume addosso, rendeva Spiderman unico e vincente. E’ come affermare che senza un bel job title, sì è persone mediocri.
In realtà a mio parere sono le persone in gamba che riescono, con pazienza e impegno, a ricoprire ruoli che permettano loro di svolgere il lavoro che desiderano e che li gratifica. Qualunque cosa sia scritta sul biglietto da visita, il ruolo non porta la felicità, bensì è la persona che porta le sue capacità in quel ruolo, rendendolo gratificante ed unico.
La gavetta non solo ci insegna come lavorare al meglio, ma ci regala l’opportunità di conoscere a fondo noi stessi: ci fa scoprire i nostri talenti, i nostri punti deboli, la nostra tenacia.
E’ la più grande palestra, il più prezioso dono che dobbiamo concederci, ogni volta che ricominciamo, indipendentemente dall’età. Senza fretta. Perché ogni ruolo presuppone capacità e responsabilità.
E’ venerdì sera e mi ritrovo seduta al cinema a vedere Spiederman Homecoming: film Marvel e pop corn, connubio perfetto. Ad un certo punto vedo una scena che mi colpisce molto: il giovanissimo Peter Parker non si accontenta di essere uno “Spiderman di quartiere”, piccoli furti e violenze domestiche non lo interessano. Peter è un adolescente con zero esperienza, ma pretende di essere trattato da adulto, al pari degli altri eroi. E’ così accecato dal voler essere importante, che non comprende il peso di quel costume: ne intravede solo lo status. Quindi combina un pasticcio mettendo a rischio la vita di molte persone per catturare quel super-cattivo che, essendo rispetto a lui super-esperto, riesce a scappare. Gli requisiscono il costume (come biasimarli?!?!) e lui supplica per riaverlo, poiché senza quel costume si sente una nullità.
Peter confonde lo status con la sostanza. Crede fermamente che il suo valore sia legato al costume, non a se stesso. Eppure era lui che, con quel costume addosso, rendeva Spiderman unico e vincente. E’ come affermare che senza un bel job title, sì è persone mediocri.
In realtà a mio parere sono le persone in gamba che riescono, con pazienza e impegno, a ricoprire ruoli che permettano loro di svolgere il lavoro che desiderano e che li gratifica. Qualunque cosa sia scritta sul biglietto da visita, il ruolo non porta la felicità, bensì è la persona che porta le sue capacità in quel ruolo, rendendolo gratificante ed unico.
La gavetta non solo ci insegna come lavorare al meglio, ma ci regala l’opportunità di conoscere a fondo noi stessi: ci fa scoprire i nostri talenti, i nostri punti deboli, la nostra tenacia.
E’ la più grande palestra, il più prezioso dono che dobbiamo concederci, ogni volta che ricominciamo, indipendentemente dall’età. Senza fretta. Perché ogni ruolo presuppone capacità e responsabilità.
GAVETTA E FACILITY
Nel mestiere del Facility Manager, come in tanti altri, non si può prescindere dal campo: chi pensa di starsene seduto ad una scrivania a gestire manutenzioni, energia e servizi, senza mai aver infilato un paio di antinfortunistiche ai piedi o aver partecipato ad un collaudo o ad una pulizia generale, forse non ha ben compreso come dare realmente valore al suo ruolo ed al team che gestisce. Ogni mestiere richiede di investirvi un tempo necessario ad entrare mentalmente nelle sue peculiarità.
Vedere come si svolgono realmente le attività, eseguirle in prima persona, sbagliare, rifare, chiedere consiglio, essere nei panni delle persone che si gestiranno (o che si gestiscono)… tutto questo chiarisce al manager come siano davvero attuati quei processi, che sulla carta sembrano sempre perfetti. Senza questa chiarezza, che si apprende solo con un po’ di sana gavetta e di vita sul campo, non si può gestire, ma si guida alla cieca.
Gavetta e umiltà, direbbe mio padre, che purtroppo ha (quasi) sempre ragione.
Spoiler: alla fine Peter Parker riesce a catturare il cattivo con una tutina fatta in casa, non lo uccide (perché è buono) e, quando gli offrono il costume e il posto fisso nella squadra dei supereroi, ringrazia ma opta per la gavetta. Finale scontato? Nella vita quotidiana, non tanto.
Vedere come si svolgono realmente le attività, eseguirle in prima persona, sbagliare, rifare, chiedere consiglio, essere nei panni delle persone che si gestiranno (o che si gestiscono)… tutto questo chiarisce al manager come siano davvero attuati quei processi, che sulla carta sembrano sempre perfetti. Senza questa chiarezza, che si apprende solo con un po’ di sana gavetta e di vita sul campo, non si può gestire, ma si guida alla cieca.
Gavetta e umiltà, direbbe mio padre, che purtroppo ha (quasi) sempre ragione.
Spoiler: alla fine Peter Parker riesce a catturare il cattivo con una tutina fatta in casa, non lo uccide (perché è buono) e, quando gli offrono il costume e il posto fisso nella squadra dei supereroi, ringrazia ma opta per la gavetta. Finale scontato? Nella vita quotidiana, non tanto.